ISOLE
EOLIE
Sono
sette, le sorelle che punteggiano il blu del mare di fronte alla
costa nordorientale della Sicilia. E sono di natura aspra e selvaggia
(le due più lontane, Filicudi e Alicudi),
più addomesticate dalla gente e dai turisti (Lipari
e Panarea), schive e solitarie (Salina) o ancora
vive, come Vulcano e Stromboli che, si direbbe con
metodica precisione, sbuffa e si diverte a suscitare ammirazione
e timore di lapilli infuocati che si levano alti nel cielo.
Il
mito le vuole dimora del dio del vento, Eolo, e forse anche temporaneo
approdo dell'eroe Ulisse che oltre al dio, rifugiato nell'isola
vagante cinta di mura di bronzi (Lipari?), incontra anche il mostruoso
Polifemo ed i suoi compagni, leggendari forgiatori alle dipendenze
del dio del fuoco di cui l'isola Vulcano riprende il nome.
Anche la storia di queste isole si perde alle radici del tempo,
quando nel Tirreno si crea una fessura da cui il magma risale
e dà origine, tra i 3000 ed i 1000 m di profondità
ad una serie di terre vulcaniche delle quali solo una piccola
parte emerge. Siamo, secondo le più recenti teorie, nel
Pleistocene, poco meno di un milione di anni fa. Le prime a formarsi
sono Panarea, Filicudi ed Alicudi. Le più giovani sono
le isole ancora oggi attive Vulcano e Stromboli. Le eruzioni si
susseguono nel corso dei millenni e la loro diversa natura produce
fenomeni differenti: dalla formazione della pietra pomice, così
leggera da galleggiare sull'acqua, alle colate del nero vetro
d'ossidiana, così tagliente da essere scelto dalle popolazioni
antiche per la fabbricazione di utensili affilati.
Gli abitanti, non molto numerosi ed in alcuni casi isolati dal
resto del mondo per parecchi mesi l'anno, vivono di pesca, di
agricoltura (in particolare la coltivazione della vite e la raccolta
dei capperi), di estrazione della pietra pomice (a Lipari, sebbene
l'attività stia man mano perdendosi), ma soprattutto, anche
se per pochi mesi all'anno, di turismo.
Il
mare trasparente e caldo, di un blu cobalto che vicino alla riva
diviene cristallina, la costa rocciosa che permette il fiorire
di una ricca fauna acquatica con anemoni di mare, spugne, mitili,
alghe, crostacei e molluschi oltre ad innumerevoli pesci, le rendono
il paradiso degli amanti del mare, delle immersioni, della pesca
subacquea. Chi in particolare ama la tranquillità, scevra
da ogni forma di mondanità, potrà scegliere Alicudi
e Filicudi o Salma, più popolata, anche di visitatori,
ma comunque spartana. Ed anche Lipari, Panarea e Vulcano, sebbene
meta di un numero sempre maggiore di turisti e quindi ricche di
negozietti, ristorantini, bancarelle e qualche locale ove trascorrere
le ore serali, restano un luogo per chi vuole vivere vacanze riposanti.
Collegamenti
- Le principali compagnie sono: la Si.Re.Mar (090/9811 312), la
S.Na.V (090/9880266), la Co.Ve.Mar (090/98 13 181) e la N.G.I.
(090/98 11 955). Due i servizi offerti: l'aliscafo e la nave,
dai costi e tempi di percorrenza inversamente proporzionali. Di
media infatti l'aliscafo (solo trasporto passeggeri) costa il
doppio della nave e impiega la metà del tempo. Il punto
della Sicilia più vicino e che quindi ha traghetti ed aliscafi
più frequenti è Milazzo, ma vi sono collegamenti
anche con Messina. San Giovanni (Reggio Calabria). Palermo, Napoli
e Taormina. Milazzo è collegata con alcune delle principali
città siciliane tramite autobus che conducono direttamente
al porto.
E
per dormire? - Oltre ai tradizionali alberghi, gli affittacamere
offrono anche mini appartamenti (elenchi forniti dall'Azienda
di Turismo, Tel. 090/98 80 095. e riportati sull'annuario alberghiero).
I campeggi (a Salma e Lipari) o l'Ostello della Gioventù
di Lipari, in posizione eccezionale. nel Cuore della Cittadella
fortificata.
Dove
prelevare - Attenzione: gli unici BANCOMAT presenti alle Eolie
sono a Lipari, in corso Vittorio Emanuele (e non dappertutto viene
accettata la Carta di Credito).
Gite
in barca - Il modo più congeniale e più semplice
per esplorare le isole è quello di possedere un gommone
o di affittarne uno. Dati però i prezzi piuttosto elevati
(tra le 140 e le 160000 Lit al giorno) si possono scegliere le
gite organizzate che partono da Lipari o da Vulcano (dalle altre
isole le imbarcazioni sono più piccole e meno frequenti)
e che raggiungono Stromboli (anche in notturna, con la possibilità
di vedere dal mare le dosiddette esplosioni stromboliane), Filicudi
ed Alicudi (nella stessa giornata), Panarea, Salina, oppure circumnavigano
le stesse Lipari e Vulcano. La gita di solito comprende il periplo
delle isole e gli approcci dal mare più interessanti (grotte,
conformazioni rocciose, baie, spiagge), a volte con soste per
un bagno e nei paesini principali per dare la possibilità
di una breve visita. Le escursioni hanno luogo due o tre volte
la settimana e possono durare l'intera giornata (con partenza
intorno alle 9 del mattino e rientro tra le 17 e le 19) o a partire
dal primo pomeriggio con rientro a serata inoltrata (ad esempio
l'escursione a Stromboli).
Divertimenti
e sport - In un luogo in cui i fondali marini sono così
affascinanti, lo sport prediletto non può che essere l'immersione.
Per i principianti e per chi non ha l'attrezzatura: Diving Center
La Gorgonia (Tel. 090/98 l206O), Diving Center Manta Sub (Tel.
090/98 11 004) e Sud Est Diving Center (Tel. 090/9812510) a Lipari.
LE
CASE - Nelle Eolie le case hanno forme caratteristiche. Sono
dei cubi bianchi (il bianco è il colore che meglio protegge
dall'invasione del caldo) e sono precedute da un portico o terrazzo
coperto (Bagghiu) e delimitato da due o più colonne, le
pulere.
La copertura è di solito in canne e serve a riparare dal
caldo del giorno e dall'umidità della sera. Il tetto della
casa è anch'esso a terrazzo per permettere la raccolta
delle acque piovane.
CITTA'
DI LIPARI
E'
il centro principale dell'isola. Arrivando dal mare si avvista,
fin da lontano, la parte alta, la cittadella fortificata con alle
spalle (visibile se si approda a Marina Lunga) l'ex convento francescano,
oggi Municipio. Ai suoi piedi si trovano due baie.
Marina Corta, sorvegliata dalla chiesetta delle
Anime del Purgatorio (un tempo isolata su uno scoglio
poi unito alla terraferma) e dalla secentesca Chiesa di
S. Giuseppe (che chiude la baia a sud), e Marina
Lunga, il porto più esteso. La notte finale della festa
di S. Bartolomeo (24 agosto) Marina Corta si illumina di bellissimi
fuochi d'artificio che partono direttamente dal mare. Alle spalle
si estende la città bassa con corso Vittorio Emanuele, passeggio
pomeridiano e serale costellato di negozietti e ristorantini.
Castello
- E' come viene chiamata la cittadella, acropoli greca poi cinta
da mura (XIII sec.), rafforzate dagli spagnoli di Carlo V (XVI
sec.) dopo il saccheggio del pirata Barbarossa. Si consiglia di
salire da piazza Mazzini. E' l'accesso più antico: superate le
fortificazioni spagnole e la torre greca (IV sec. a.C.) su cui
si imposta la torre-porta medievale (Xll-Xlll sec.), si giunge
al cuore della cittadella. Sulla destra la Chiesa di S. Caterina,
seguita da una zona di scavi archeologici che mostrano resti sovrapposti
di abitazioni (capanne), edifici e strade di varie epoche, dall'età
del bronzo (cultura di Capo Graziano) all'epoca ellenistica e
romana; alle spalle si elevano la Chiesetta dell'Addolorata
e la settecentesca Chiesa dell'Immacolata. Sul lato
sinistro, al centro, si eleva la cattedrale dedicata al patrono
delle Eolie, San Bartolomeo: di impianto medievale,
è stata ricostruita in epoca spagnola, mentre la facciata è del
XIX sec. Il chiostro annesso risale all'epoca normanna. Di fronte
si apre una scalinata che risale all'inizio di questo secolo e
per edificare la quale si sono dovute "tagliare" le mura.
Museo
Archeologico Eoliano - E' ospitato in edifici differenti ed
è suddiviso in sezioni che ripercorrono la storia delle isole
a partire dalla preistoria fino all'epoca classica. Vi sono inoltre
sezioni particolari dedicate all'archeologia marina ed alla vulcanologia.
La maggior parte dei reperti sono ritrovamenti degli scavi condotti
a partire dal 1949.
All'ingresso di ogni sala si trovano pannelli esplicativi di
due tipi differenti: uno. più dettagliato, è rivolto a chi intende
compiere una visita molto approfondita, l'altro, in rosso, fornisce
i cenni essenziali per poter comprendere le varie culture che
si sono succedute.
La sezione sulla preistoria a Lipari inizia con una sala interamente
dedicata all'ossidiana, preziosa roccia vitrea vulcanica, estremamente
dura e tagliente, anche se fragile, e largamente utilizzata -ed
esportata- nell'antichità per fabbricare utensili. La cultura
di Capo Graziano (1800-1400 a.C., dal nome di un sito a Filicudi)
e quella, successiva, di Capo Milazzese (a Panarea) segnano un
periodo di particolare prosperità per le isole (sale V e VI) che
si manifesta con un aumento demografico e lo sviluppo degli scambi
commerciali. Ne sono testimonianza i grandi vasi micenei giunti
qui probabilmente come materiale di scambio per le materie prime.
Il periodo seguente (sec. XIII-IX a.C.), detto Ausonio dal nome
delle genti che (secondo Diodoro Siculo) giunsero qui dalla penisola
italiana, è caratterizzato da moduli espressivi differenti: frequenti
sono le scodelle ad un'ansa con appendici a forma di corna (probabilmente
per scacciare gli influssi malefici) che, più tardi, assumono
la forma stilizzata del muso dell'animale (sale VII-IX).
A partire dalla sala 10 si passa al periodo greco e romano. Dopo
un periodo di abbandono, l'acropoli di Lipari viene colonizzata
da Cnidii e Rodii (VI sec. a.C.). Interessante il coperchio del
Bothros (fossa votiva) di Eolo. completato da un leone in pietra
che funge da presa (sala X). Il culto di Eolo sembra essere il
punto di incontro tra i locali ed i colonizzatori. Nelle vetrine
adiacenti sono raccolte le "offerte" trovate nella fossa.
Negli edifici di fronte si trovano le sale dedicate alla preistoria
nelle isole minorie la sezione vulcanologica (edificio sulla sinistra)
che ripercorre la storia geologica delle isole attraverso pannelli,
grafici e plastici.
La visita continua poi nel palazzo a nord della cattedrale (la
numerazione delle sale è invertita per le prime tre: si passa
dalla 18 alla 17 alla 16. Poi continua in ordine crescente). Particolarmente
interessante è la ricostruzione delle necropoli dell'età del bronzo:
ad incinerazione (XII sec. a.C.) con le urne coperte da ciotole
e poste all'interno di piccoli pozzi scavati nel terreno (sala
XVII) o ad inumazione (XIV sec. a.C.) in grandi pithoi (giare)
interrati (i corpi erano deposti in posizione rannicchiata). Le
imbarcazioni commerciali che, sorprese da fortunali, tentavano
di mettersi al riparo vicino alle coste delle isole, trovavano
sulla loro rotta Capo Graziano (a Filicudi) e la zona delle Formiche
(gli scogli appena affioranti allargo di Panarea), due punti insidiosi
ove era facile fare naufragio. Qui è stato recuperato il carico
di una ventina di navi commerciali, costituito soprattutto da
anfore di diversi tipi di cui il museo possiede una collezlone
incredibilmente vasta (sezione di archeologia marina). Tra i corredi
funerari del VI-IV sec. a.C. di Lipari emergono delle singolari
statuine fittili (sala XXI), di esecuzione grossolana, ma interessanti
perché mostrano alcune occupazioni domestiche: una madre che lava
il bimbo, una donna intenta a preparare una zuppa in una ciotola
ed un'altra che macina il grano su un mortaio sul bordo del quale
è seduto un gatto. Tra i bei crateri a figure rosse, fabbricati
in Sicilia o nel resto d'Italia, ne emerge uno (360 a.C.) dal
soggetto singolare: un'acrobata nuda in equilibrio sulle mani
si esibisce davanti a Dionisio e a due attori comici dall'accentuata
caratterizzazione. Alle spalle del gruppo, in due riquadri, i
volti di altri due attori. Nella stessa vetrina sono raccolti
tre crateri del pittore di Adrasto tra i quali emerge l'ultimo:
sotto il portico della reggia di Argo, in una scena altamente
drammatica, si affrontano Tideo e Polinice, figlio di Edipo in
esilio da Tebe.
Il culto di Dionisio, dio del vino, ma anche del teatro e della
"beatitudine" ultraterrena (per chi è iniziato ai suoi misteri)
spiega la presenza, nei corredi funerari e nei pozzi votivi. di
statuette di attori e maschere teatrali di cui il museo possiede
una collezione unica al mondo per ricchezza, varietà ed antichità
(sala XXIII). L'ultima parte del museo è consacrata alla storia
di Lipari in età ellenistica, romana (si evidenzia una notevole
quantità di lucerne a matrice, con decorazioni differenti) con
qualche cenno al periodo normanno, spagnolo, rinascimentale e
barocco (soprattutto ceramiche).
Parco
Archeologico - In fondo alla cittadella sulla destra. Vi sono
allineati numerosi sarcofagi antichi. Dalla terrazza si gode di
una incantevole vista sulla chiesetta delle Anime del Purgatorio
protesa sul mare di fronte a Marina Corta: all'orizzonte, Vulcano.
Giro
dell'isola
Circuito di 27 km. Partire da Lipari città in direzione di
Canneto, a nord.
Canneto
- Questo piccolo borgo adagiato all'interno di un'ansa è il punto
privilegiato di partenza per le spiagge bianche,
visibili da Canneto e raggiungibili a piedi attraverso un sentiero.
Il candore della sabbia. ma soprattutto del mare, rivelano la
presenza della polvere di pomice. Sempre da Canneto, dal porto
si possono raggiungere le cave di Pietra Pomice in località Porticello.
Due i mezzi più semplici: il più pittoresco e tipico è in barca,
portati da uno dei tanti pescatori che pullulano nel porto, l'altro
è l'autobus.
Cave
di Pomice a Porticello - In questa bella baia sorgono parecchie
fabbriche, ora in disuso tranne l'ultima in fondo (a nord), di
estrazione della pietra pomice. Gli scarti della lavorazione hanno
formato bianchi pendii di sabbia finissima, resa più compatta
dal tempo, che si affacciano direttamente sul mare. Sulla riva.
piccoli frammenti di nera ossidiana. Lo spettacolo è molto suggestivo:
sul mare di un azzurro chiarissimo e quasi vitreo (per i depositi
di pomice sul fondo) si protendono ancora le vecchie passerelle
che un tempo venivano utilizzate per portare i carichi di pomice
direttamente alle navi. Uno dei passatempi preferiti dai bagnanti
qui è quello di salire sui pendii e cospargersi il corpo di polvere:
l'effetto levigante è assicurato. I più arditi potranno poi emulare
i ragazzini dell'episodio di Kaos (il film dei Fratelli Taviani)
che si gettavano rotolando dal pendio, fino a finire in mare (oggi
però distante circa un metro). La strada offre scorci suggestivi
sui bianchi pendii di pomice di Campo Bianco, illuminati
dal sole: per un attimo sembra di essere in alta montagna, di
fronte ad un nevaio. Subito oltre, dalla Fossa delle Rocche
Rosse, si sviluppa la più imponente colata di ossidiana
dell'isola.
Superata Acquacalda, si arriva alle Puntazze. da
cui si gode di una bellissima vista che abbraccia cinque isole:
da sinistra a destra Alicudi, Filicudi, Salma, Panarea e Stromboli.
Stufe
di S. Calogero - Appena oltrepassato Pianoconte, prendere
una strada sulla destra. E' una fonte termale nota fin dall'antichità
per le sue acque terapeutiche. Tra i resti di edifici antichi
(fiancheggiati da un moderno stabilimento termale, purtroppo in
disuso), si evidenzia una stufa a cupola che studi recenti fanno
risalire all'epoca micenea. Sarebbe dunque l'edificio termale
più antico ed anche l'unica festimonianza greca, utilizzata ancora
oggi da persone che seguono una "cura fai da te" cospargendosi
di acqua che raggiunge, alla fonte, la temperatura di 60° C.
Quattrocchi
- Questo belvedere offre uno dei più bei panorami dell'arcipelago
con in primo piano la punta di Iacopo, seguita dalla punta del
Perciato. Alle spalle i faraglioni e, sullo sfondo, l'isola di
Vulcano. Giunti in prossimità di Lipari, si gode di una bella
vista sulla città.
Giro
dell'isola in barca - Partenza da Marina Corta. Permette
di scoprire la costa frastagliata dell'isola punteggiata di archi,
scogli e faraglioni.
TURISMO
E'
la più grande e la più popolata delle Eolie. La sua conformazione,
con tratti pianeggianti. ha permesso il sorgere di più centri
lungo tutto il perimetro e nell'entroterra.
Abitata fin dall'antichità e nota per la presenza di ossidiana.
conosce periodi di grande prosperità, ma anche frequenti incursioni
e saccheggi, tra i quali è famoso quello del turco Kaireddln
Barbarossa che, nel 1544. approda al Porto delle
Genti (una frazione di Lipari) e rade al suolo l'omonima
città, uccidendo o deportando la popo- lazione in schiavitù in
Africa.
L'attracco principale dell'isola è la città di Lipari con i suoi
due porti: quello di Marina Corta per gli aliscafi e le imbarcazioni
di dimensioni modeste, quello di Marina Lunga per le navi. Da
qui si possono raggiungere. via terra, gli altri centri dell'isola:
Canneto, Acquacalda, Quattropani e Pianoconte. Il modo migliore
per girare l'isola è quello di possedere un mezzo proprio o noleggiare
un motorino.
Per
i golosi
La pasticceria Subba in corso Vittorio Emanuele, 92 a Lipari città
offre dal 1930 favolosi cannoli, cassate, pasta paradiso (pasta
di mandorle con filetti di cedro), nacatuli (sfoglia preparata
con Malvasia ripiena di pasta di mandorle con succo di mandarino)
e gelati.
Una cena di lusso
Al ristorante E Pulera, in via Diana (aperto solo la sera da giugno
ad ottobre), si cena solo all'aperto in un bellissimo giardino
fiorito. La proposta di una tipica cucina eoliana è accompagnata,
in luglio ed agosto. da musica e spettacoli folcloristici.
VULCANO
In
quest'isola. di 21 km quadrati, la mitologia greca situava le
fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro che aveva per aiutanti
i Ciclopi. Ma èil nome del dio romano, Vulcano, che è
stato dato all'isola. Ed è da qui che deriva il termine
vulcanismo.
L'isola deve in effetti la sua esistenza alla fusione di quattro
vulcani di cui il più grande ed anche il più attivo
è il Vulcano della Fossa, che la domina dall'alto dei suoi
391 m. di pietra rossastra. Lo affianca il più piccolo
Vulcanello (123 m), emerso a formare una piccola e tonda penisola
a nord nel 183 a.C. Alla particolare forma di attività
vulcanica, caratterizzata da lava acida e da una serie di esplosioni
in cui il tappo viene scagliato verso l'alto, seguito da grandi
massi incandescenti, è stato dato il nome di attività
vulcaniana.
Sebbene
l'ultima eruzione sia avvenuta nel 1890, il vulcano non ha mai
cessato di dare prova della propria vitalità ed ancora
oggi si osservano differenti fenomeni: fumarole, getti di vapore
sia sulla cresta che sottomarini e la presenza di fanghi sulfurei
dalle apprezzate proprietà terapeutiche.
La costa, così frastagliata che in alcuni punti sembra
formare tentacoli che si immergono in mare, i colori della roccia
dal rosso al giallo ocra ed i luoghi desolati e solitari conferiscono
all'isola un aspetto di inquietante e feroce bellezza.
Porto
di Levante e Porto di Ponente - Tra il due porti si estende
il centro principale dell'isola, Porto di Levante. E' un paesino
ricco di negozietti e caratterizzato da sculture contemporanee
in pietra lavica (Efesto ed il vaso di Pandora al porto, Il riposo
di Eolo nella piazzetta principale).
Salita
al cratere - 2h ca AR. Partenza dalla fine della strada commerciale
che si diparte da Porto di Levante. Il percorso, un sentiero che
sale ad ampie svolte lungo il fianco della montagna, offre incantevoli
viste sull'arcipelago: in primo piano la penisola di Vulcanello,
di fronte Lipari con a sinistra Salina, dal caratteristico profilo
a due monti, ed in lontananza Filicudi (nei giorni particolarmente
limpidi si intravede anche Alicudi) a destra Panarea, affiancata
dai suoi isolotti, e sullo sfondo Stromboli. Circa a metà
strada si incontra un tratto in terra rossa battuta, scavata da
profondi solchi irregolari, e sembra quasi di essere sbarcati
su Marte. Più si sale e più l'odore di zolfo si
fa intenso, accompagnato da sporadiche nuvole di vapore. In
cima lo spettacolo è stupendo: la grande voragine del Cratere
della Fossa coronata, a sud, da nuvole di vapori sulfurei bollenti
che, con un sibilo che sembra provenire direttamente dal centro
della terra, scaturiscono dalla superficie spaccata, colorano
la pietra di giallo ocra e di rosso e si condensano in cristalli,
fragilissimi finch caldi. Sono le cosiddette fumarole.
Il giro del cratere (30 mm ca) permette di scoprire la parte meridionale
dell'isole e, nel punto culminante. di godere di uno dei più
bei panorami dell'arcipelago.
Le
spiagge - Due si trovano nel centro principale: le spiagge
nere (Porto di Ponente) chiamate così per il colore della
sabbia di origine vulcanica, occupano una bella baia purtroppo
spesso molto affollata, mentre la spiaggia delle Fumarole e caratteristica
perchè bagnata da acque riscaldate da bolle di vapore sulfureo
che possono raggiungere temperature molto elevate (attenzione,
è facile scottarsi).
La solitaria e poco frequentata spiaggia del Gelso si trova invece
dalla parte oppostà dell'isola ed è raggiungibile
via mare, in autobus con partenza dal porto di Levante (attenzione
agli orari estremamente ridotti) o percorrendo la Provinciale
che da Porto Levante prosegue per Vulcano Piano e poi si dirama
per il Gelso o per Capo Grillo.
Escursione
alla grotta del Cavallo ed alla piscina dl Venere - Partenza
in barca dalle spiagge nere. Si circumnaviga Vulcanello, con la
Valle dei Mostri e poi la parte più frastagliata della
costa fino a giungere a questa bella grotta che deve il nome alla
presenza (ora solo un ricordo) di cavallucci marini Sulla sinistra
si apre la piscina di Venere, vasca dalle acque poco profonde
e limpidissime dove si possono fare bagni indimenticabili (chi
desidera fermarsi qualche ora può partire con una delle
prime escursioni - che si susseguono abbastanza frequenti durante
la giornata - e ritornare con una delle ultime: chiedere al pescatore).
I
fanghi - Sono una delle peculiarità di Vulcano. Venendo
dal porto sulla destra, a ridosso di una roccia dai colori incredibili
(le sfumature vanno dal giallo al rosso), una vasca naturale accoglie
dei fanghi sulfurei noti per le loro proprietà terapeutiche.
Alcuni
consigli per una corretta fangoterapia.
Indicata per forme reumatiche, problemi di pelle grassa e acneica
e psoriasi.
Controlndlcazioni: malattie tumorali, gravidanza, febbre, infarto,
osteoporosi, disturbi gastrointestinali. diabete scompensato e
ipertiroidismo.
Modalità: Immersioni brevi (mai oltre i 20 minuti), nelle
ore più fresche, seguite da una doccia calda. Non applicare
sugli occhi. In caso di contatto lavare con acqua dolce. Per ogni
eventuale disturbo, si consiglia di consultare il medico.
La
Valle del Mostri - A Vulcanello. Si consiglia di effettuare
l'escursione all'alba o al tramonto quando la penombra rende più
suggestive ed enigmatiche le forme evocate dalle rocce. E' il
nome dato ad un declivio di sabbia nera da cui emergono disseminate
qua e là, rocce vulcaniche le cui forme suggeriscono a
volte fantomatici profili di animali preistorici, mostri o fiere
(tra gli altri si riconoscono un orso in piedi sulle zampe posteriori
ed un leone accucciato).
Capo
Grillo - 10 km circa con partenza da Porto Levante. La strada
provinciale, che conduce a Vulcano Piano e da lì al capo,
offre belle viste su Lipari e sul grande cratere. Dal promontorio
si gode di una superba vlsta sull'arcipelago.
STROMBOLI
Isola-vulcano
di una sobria ed inquietante bellezza, emerge dal mare con i suoi
picchi scoscesi e ripidi e la costa poco ospitale. La mancanza
quasi totale di strade, il paesaggio dall'aspetto selvaggio, ma
soprattutto, e sopra tutto, l'incombente vulcano che metodicamente
ricorda la sua presenza con sbuffi di fuoco e lapilli, esercitano
sul visitatore una strana e singolare attrazione.
Protagonista del film di Rossellini Stromboli, terra di Dio (1950)
che mette in evidenza la difficoltà di vivere in una terra
così difficile, l'isola resta una delle mete più
affascinanti e suggestive.
Quando
andare e come attrezzarsi
La
visione delle eruzioni è particolarmente suggestiva con
il buio: consigliamo quindi la salita nel tardo pomeriggio ed
il rientro di notte (non dimenticate una torcia elettrica) o al
mattino successivo. L'escursione alla cima del vulcano richiede
circa tre ore di cammino in salita e due in discesa e non presenta
particolari difficoltà, ma è consigliato per buoni
camminatori. La gita non deve essere comunque sottovalutata in
particolare nei rari casi di brutto tempo. A Stromboli esiste
la possibilità di contattare accompagnatori locali autorizzati.
Per la salita si consiglia la normale attrezzatura da escursionista;
gli scarponcini da trekking sono da preferire alle scarpe da ginnastica.
E' inoltre necessario portare con sè una torcia, un paio
di pantaloni lunghi ed una maglietta di ricambio e, nel caso dell'escursione
notturna, il sacco a pelo. Da non dimenticare una giacca a vento
leggera o un pile per la permanenza in cima dove la temperatura
può abbassarsi.
L'escursione può essere affrontata tutto l'anno, il periodo
migliore risulta essere la primavera avanzata per il clima mite
e le temperature non troppo elevate. Anche l'escursione estiva,
soprattutto notturna risulta piacevole.
Due
i paesi che si trovano sull'isola: sul versante nordorientale,
coperto da un manto verde, spiccano le bianche casette cubiche
di San Vincenzo (dove si attracca) che si estende a nord con S.
Bartolo, mentre a sud-ovest sorge Ginostra, una trentina di case
abbarbicate alla roccia, completamente isolate (non ci sono strade,
ma solo una mulattiera che si inerpica lungo il fianco della collina)
e collegate al resto del mondo solo via mare (e non per tutto
l'anno) attraverso il porto più piccolo del mondo. A nord,
nel tratto che separa i due paesi, si trova il versante più
impressionante, arido e scosceso, con la sciara del fuoco, via
scelta dalla lava ogni volta che il vulcano decide di eruttare.
Di
fronte a S. Vincenzo si erge l'isolotto di Strombolicchio, uno
sperone roccioso sulla cui cima si ergono un faro ed una strana
conformazione in cui si ravvisa la forma della testa di un cavallo.
Il
cratere - L'escursione al cratere di Stromboli è un'esperienza
unica ed affascinante che consente di ammirare un incomparabile
spettacolo naturale. Attraverso un percorso di rara bellezza,
con scorci paesaggistici indimenticabili, si giunge al cospetto
di uno tra i pochi vulcani attivi al mondo. Il cratere è
costituito da un gruppo di cinque bocche. L'attività esplosiva
persistente è direttamente osservabile da poche centinaia
di metri di distanza: un susseguirsi di esplosioni fragorose che
proiettano in aria lapilli incandescenti costituendo uno spettacolo
che fa dimenticare la fatica del cammino appena concluso.
Ascesa
al vulcano - 5 ore ca AR. Dall'approdo dei traghetti a S.
Vincenzo ci si dirige verso il centro abitato, risalendo la strada
asfaltata che conduce verso S. Bartolo. In breve tempo si superano
le caratteristiche casette bianche e si imbocca una mulattiera
(cartelli di indicazione) inizialmente lastricata di pietra lavica
ed seguito, dopo alcuni tornanti, sterrata. In venti minuti si
raggiunge l'osservatorio di Punta Labronzo (punto di ristoro e
di osservazione dei crateri) dove inizia la salita vera e propria.
Si punta ora direttamente alla cima, percorrendo una bella mulattiera
immersa nella vegetazione rigogliosa: il percorso
sale con pendenze moderate lungo numerosi tornanti e sbuca, al
termine della mulattiera, su un pulpito (fare attenzione!) dal
quale si gode una meravigliosa vista sulla Sciara del Fuoco, l'enorme
pendio nero dove rotolano i blocchi di lava che dal cratere raggiungono
il mare. Abbandonata la comoda mulattierà, si risale un
ripido sentiero profondamente inciso nel terreno. Questa vera
e propria trincea, scavata dall'erosione dell'acqua, consente
di raggiungere un breve pendio di lava rossastra che richiede
un po' di attenzione e l'uso delle mani per facilitare la salita.
Al termine della facile scalata si apre, verso sinistra, un bel
panorama sul paese e su Strombolicchio. ormai quasi 700 metri
più in basso. A questo punto la salita procede sull'ampia
cresta che conduce alla cima, sempre ripida e su terreno sabbioso.
Giunti finalmente all'altezza dei crateri si incontrano le prime
postazioni, costituite da bassi muretti di protezione disposti
a semicerchio, nelle quali ci si può sistemare per osservare
le eruzioni. Da questa altezza si vedono, tra uno sbuffo di gas
e l'altro, i crateri; percorrendo l'ultimo facile tratto di cresta,
si raggiunge la cima che è il punto di osservazione più
vicino alle bocche. Con vento favorevole la visione è a
questo punto eccezionale e lo spettacolo indimenticabile: alte
e spaventose le esplosioni si susseguono ritmicamente tingendo
di rosso il nero della notte.
Escursione
notturna in barca - E' forse il modo migliore per apprezzare
tutti i differenti aspetti di quest'isola. Impressionante la scoscesa
Sciara del Fuoco (si veda sopra) e di notte, le eruzioni vulcaniche
che con una regolarità incredibile stagliano i lapilli
rosso fuoco contro il nero del cielo dando vita a magnifici fuochi
d artificio naturali (le emissioni di giorno appaiono grigiastre).
SALINA
Dal
caratteristico profilo a due monti (da qui il suo nome antico,
Didyme, gemelli).
L'isola è schiva e solitaria, meta ideale per chi vuole
passare una vacanza a con tatto con la natura. In origine erano
sei i vulcani che la costituivano quattro si sono sfaldati nel
tempo. L'isola deve il nome alle saline (un laghetto) ora abbandonate,
di Lingua, un piccolo borgo sulla costa meridionale. I capperi
e l'uva passita per produrre la nota Malvasia delle Lipari sono
i due prodotti tipici di quest'isola.
Due i porti di attracco: Santa Maria Salina e la piccola Rinella
dl Leni (dove si trova anche il campeggio, super affollato le
settimane centrali d'agosto).
Escursioni
via terra - In automobile o in motorino (esistono piccoli
autonoleggi nell'isola. Informarsi presso la gente del posto).
Esiste anche un servizio autobus i cui orari sono disponibili
al porto di Santa Maria Sailna.
Una strada panoramica che offre molte vlste sulla costa frastagliata
permette di raggiungere i vari centri abitati dell'isola. Da Santa
Maria Salina, capoluogo dell'isola, si si sale, a nord, e si oltrepassa
Capo Faro dirigendosi verso Malfa. Si prosegue lungo la strada
costiera che sovrasta la punta del Perciato, bell'arco naturale
visibile però solo dal mare o dalla spiaggia di Pollara,
poco oltre, ove si trova la spiaggia più bella e suggestiva
dell'isola. Prima di scendere si consiglia di sbirciare tra la
vegetazione per scorgere la casa (divieto di avvicinarsi) dove
venne girato il film "Il
Postino": è qui che avvenivano gli incontri tra Neruda
(Philippe Noiret) ed il portalettere (Massimo Troisi).
Spiaggia
di Pollara - Due sono i sentieri che consentono di raggiungere
la bella baia: uno conduce ad una specie di piccolo porticciolo
con una riva minuscola di scogli. L'altro, invece, giunge ad una
ampia spiaggia sovrastata da una impressionante parete bianca
semicircolare, ciò che resta dell'interno di un cratere.
Ritornando a Malfa, una biforcazione consente di imboccare una
strada che si addentra e conduce a Valdichiesa, con il Santuario
della Madonna del Terzito, mete - di pellegrinaggi, e Rinella
di Leni.
Escursione alla Fossa delle Felci - il più alto dei
due monti di Salina ospita nel cono un bellissimo bosco di felci
(la Fossa delle Felci), oggi riserva naturale protetta, raggiungibile
attraverso un sentiero (2 h circa a piedi) che parte dal Santuario
della Madonna del Terzito a Valdichiesa. Un altro possibile percorso
prevede la partenza da Santa Maria Salina.
Il
famoso Malvasia delle Lipari - un vino passito (le uve vengono
cioè lasciati appassire sul vitigno prima di essere colte),
dal colore ambrato. Il sapore dolce ed aromatico lo rendono un
ottimo vino da dessert.
Esistono in commercio diversi tipi di Malvasla. Quello DOC, prodotto
solo sulle isole deve presentare sull'etichetta l'ntera denominazione
"Malvasla delle Lipari".
PANAREA
La
più piccola delle Eolie culmina nella Punta del Corvo (420
m), monte il cui versante occidentale si getta quasi a picco nel
mare. Il lato orientale invece ha pendii più dolci che
terminano con una alta costa di roccia lavica nera ai piedi
della quale si aprono spiaggette di ciottoli con, alle spalle,
i centri abitati. A sud-est, nei pressi di Punta Milazzese, vi
sono i resti di un villaggio preistorico che dominano dall'alto
la bella baia di Cala Junco. Tutt'intorno all'isola sorgono isolotti
e scogli tra cui le temibili Formiche, poco affioranti e per questo
causa di parecchi naufragi nell'antichità.
FILICUDI
Versanti
scoscesi, coste rocciose, spesso basaltiche, caratterizzano questa
piccola isola formata da un gruppo di crateri tra i quali il più
alto è Fossa delle Felci (773 m). Tre i borghi principali
per un numero complessivo di 250 abitanti
circa. Dal punto di attracco dell'isola, Filicudi Porto, si può
agilmente raggiungere il Villaggio Preistorico situato sul promontorio
di Capo GrazIano (40 mm AR ca), dove persistono i resti di circa
25 capanne, di forma per lo più ovale. L'insediamento risale
all'età del bronzo ed è successivo ad uno sorto
in riva al mare, poi spostato quassù per meglio difendersi
dai possibili attacchi (si veda il Museo Archeologico di Lipari
dove si trovano i reperti qui rinvenuti). Dall'alto si gode di
una bella vlsta sulla baia, sulla cima Fossa delle Felci e su
Alicudi (in lontananza sulla sinistra). Per l'approccio via mare
è d'obbligo una tappa all'ampia Grotta del Bue Marino.
Poco lontano si erge in mezzo al mare l'altissimo scoglio di origine
vulcanica che per la sua forma è chiamato la Canna.
ALICUDI
La
più solitaria delle Eolie, un cono tondo e ricoperto di
erica (da cui il nome antico Ericusa) dove vivono non più
di 140 persone, sembra persa alle radici del tempo.
Un unico centro abitato, poche case color pastello disseminate
ai piedi della montagna che culmina con il Filo dell'Arpa, da
cui si gode di un bel panorama (il sentiero si diparte dalla Chiesa
di S. Bartolo e si inerpica tra coltivazioni a terrazze. Tempo
di percorrenza: circa i ora e 3/4 AR di buon passo).