Modica
(20 km da Ragusa; 50.000 abitanti; c.a.p. 97010-97015; pref.
tel. 0932) è tra le più pittoresche città della provincia
e di tutta la Sicilia.
E'
situata nell'area meridionale dei Monti Iblei ed è divisa in
due originali aree: Modica Alta, le cui costruzioni quasi scalano
le rocce della montagna, e Modica Bassa, giù nella valle, dove
un tempo scorrevano i due fiumi Ianni Mauro e Pozzo dei Pruni,
poi ricoperti a causa delle numerosi alluvioni, e dove è ora
situato il Corso Umberto, principali strada e sito storico della
città.
L'aspetto
è prevalentemente tardo barocco, quasi interamente risalente
al dopo-terremoto (1693).
Modica
si è poi estesa su altre aree: Modica Sorda, Monserrato, Idria,
ecc.
Poche
sono le testimonianze della "precedente città": Il portale gotico
della chiesa del Carmine; rovine della chiesa di Santa Maria
del Gesù, risalente al sedicesimo secolo; la Cappella del Sacramento,
del quindicesimo secolo; la chiesa "rupestre" di San Niccolò
Inferiore, del dodicesimo secolo, recentemente rinvenuta. Il
suo interno conserva notabili decorazioni risalenti ai secoli
tra 700 e 1500.
Ciò
che rende la città così unica e affascinante è, prima di tutto,
l'aspetto barocco, di cui il disegno urbano e centro storico
di Modica abbondano; inoltre la presenza di pittoreschi violetti
e stradine, ricche di vecchie botteghe, casupole o ricchi palazzi.
La
chiesa di San Giorgio è un monumentale esempio dell'arte
barocca siciliana. La sua origine è, in parte, oscura. L'originale
struttura, stando a quanto asserito dallo storico Carrafa, risalirebbe
all'Alto Medioevo, e sarebbe poi stata distrutta dagli Arabi,
durante un loro attacco, nell'845.
Ruggero il "Normanno" ne ordinò la ricostruzione nel primo dodicesimo
secolo. Due successive ricostruzioni avvennero in seguito ai
terremoti del 1613 e del 1693. Quest'ultimo, particolarmente
devastante, colpì l'intera fascia sud-est della Sicilia, comunemente
denominata Val di Noto.
La ricostruzione, sontuosa e magnificente come mai prima, fu
affidata al celebre architetto siracusano Rosario Gagliardi,
già autore del San Giorgio in Ragusa. La chiesa, riaperta con
cerimonia solenne nel 1738, è a "cinque navate" ed è ricca di
ornamenti
artistici, stucchi e dipinti preziosi, come gli "eventi del
Vangelo e della vita di S. Giorgio", realizzato da Girolamo
Aliprandi nel 1513, conosciuto come il Raffaello di Sicilia.
La "meridiana pavimentale" e il "tesoro" della chiesa sono particolarmente
degni di nota. Quest'ultimo include, tra gli altri notabili
pezzi, la "Santa Arca", un'opera d'arte rivestita in argento,
che contiene le reliquie del Santo.
Poi, a rendere ancor più magnifica la chiesa, una scalinata
di 250 scalini, realizzata nel 1818 per volontà del Gesuita
Francesco di Mauro, che, quasi dal Corso, attraversando le due
sottostanti vie, introduce la splendida facciata.
La
chiesa del Carmine, vicino Piazza Corrado Rizzone, fu un convento
di Carmelitani. Sia la chiesa che il convento risalgono al '500,
quando l'ordine religioso giunse per la prima volta in Sicilia.
La chiesa tollerò i danni del terremoto del 1693 e mantiene,
dell'originale struttura, un, già menzionato, splendido portale
e un sontuoso "Rosone" aperto. L'interno, a una "navata", presenta
altari su entrambi i lati, uno dei quali contiene la celebre
"Annunciazione", preziosissimo gruppo scultoreo del sedicesimo
secolo, di Antonio Gagini.
L'altare centrale, infine, è notabilmente scolpito in legno
con stucchi rilevati.
La
chiesa di Santa Maria di Betlemme, a Modica Bassa, lungo il
Corso e a lieve distanza da Piazza Principe di Piemonte, è una
costruzione che risale al '400, anche se mantiene della originale
struttura, il solo portale della navata destra. Presenta internamente
tre navate e la volta a capriata è preziosamente istoriata.
In fondo alla navata destra, c'è la cappella del Sacramento,
in una struttura piana e coperta da una cupola a base ortogonale,
con pennacchi arabeschi in stile gotico arricchito da elementi
di origine araba, normanna e catalana.
La chiesa ospita le tombe della nobile famiglia dei conti Cabrera.
La navata sinistra accoglie un bellissimo presepe in terracotta,
realizzato da Padre Benedetto Papale, nel 1882.
Ancora
sul Corso è situata la chiesa di San Pietro, patrono di Modica
Bassa, risalente al 1300, poi ricostruita in seguito al celebre
terremoto. E' introdotta da una elegante scalinata abbellita
da statue dei dodici apostoli ai lati.
L'interno, basilicale e a tre navate, mostra quattordici colonne
supportanti capitelli corinzi. La navata centrale è decorata
con scene dell'Antico Testamento, mentre quella destra ospita
due importanti "gruppi": la "Madonna di Trapani", attribuita
a Giovanni Pisano, e il policromo "San Pietro e il paralitico",
di Paolo Civiletti, nel 1893.
L'ottocentesco
convento dei "Mercedari" è oggi un elegante costruzione che
accoglie internamente due musei: il museo civico, che raccoglie
testimonianze archeologiche risalenti ai periodi Paleolitico
e Cristiano, e importanti dipinti del diciottesimo e diciannovesimo
secolo; il museo Ibleo delle "arti e tradizioni popolari", che
conserva una ricca eredità di strumenti ed attrezzature delle
antiche botteghe artigiane, qui interamente ricostruite, e che
rappresenta un documento reale della vita e delle attività del
passato.
La
chiesa di Santa Maria delle Grazie è annessa al convento e la
sua costruzione fu dovuta alla rinvenimento di una tavoletta
di ardesia, nel 1615, raffigurante l'immagine di Maria e Gesù
Bambino. La tavoletta è preziosamente conservata nell'altare
centrale della chiesa.
La
parte superiore della città, Modica Alta, mostra altrettanto
numerose e belle chiese e palazzi, come quello di Tommasi-Rosso,
notabile per il vasto portale lavorato in pietra e, al piano
superiore, splendidi balconate in ferro battuto, sostenute da
terrazze con maschere tipiche barocche.
Una
strada ricca di tornanti, anche questa caratteristica di Modica
Alta, conduce alla cattedrale di San Giovanni, che si innalza,
sulla destra, alla sommità di una lunga ed elegante scalinata.
Da notare il campanile, che raggiunge il punto più alto di Modica,
quasi 500 m sul livello del mare. La facciata, su due ordini,
è arricchita da due coppie di colonne.
Palazzo
De Leva, a Modica Bassa, è uno dei più suggestivi palazzi della
provincia ed ospita oggi alcuni uffici pubblici e soventi mostre
d'arte. Il portale, stupendo, in stile arabo-normanno (qui anche
detto stile dei Chiaramonte).
Palazzo
Polara, situato a fianco della cattedrale di San Giorgio, è
una splendida costruzione in stile barocco, introdotta da un'elegante
scalinata. La facciata interamente domina Modica Bassa e le
sovrastanti colline. E' anch'esso il luogo di frequenti mostre
ed esibizioni, oltre ad accogliere una permanente galleria d'arte.
STORIA
"Modica.
Città nobile, opulenta e popolosa, capo dell'antica ed amplissima
Contea". La descrizione ottocentesca, appartiene allo storico
ed ecclesiasta Vito Amico, ed elegantemente racchiude l'importanza
economica, politica e culturale di una città, le cui radici
sembrano affondare in tempi e circostanze remote e non sempre
chiare.
Si
ha così notizia di una "Motyca" abitata dai Siculi attorno all'ottavo
secolo a.C., all'epoca delle colonie greche in Sicilia; lo storico
Carrafa (diciassettesimo sec.) narrò di monete trovate nel territorio
medicano, su cui era leggibile in lettere greche la parola "Motayon".
Sono queste solo alcune delle denominazioni della città nel
corso dei secoli, cui seguono: "Motica, Motuca, Mohac, ecc".
Tracce
più chiare si hanno di una dominazione di Roma, cui Modica,
essendo città decumana, versava un decimo dei propri raccolti,
e di una dominazione araba, che nell'845 conquistò il castello
di "Mudiqah".
Un'occupazione
certa fu quella dei Normanni nell'undicesimo secolo, i quali
"cacciarono" i musulmani, peraltro introducendo il culto di
San Giorgio, cui Ruggero di Hautetville, capo dei Normanni,
fu fedelmente devoto.
Il
titolo di Contea risale, seppur per un breve periodo, proprio
al dominio Normanno, quando Gualtieri, prode capitano di Ruggero,
fu designato Conte di Modica.
Ma
è soprattutto durante il dominio degli Aragona di Spagna (XIII
- XVII sec.), successivo a quello degli Angioini di Francia,
che Modica, come Contea, conobbe i suoi fasti maggiori, rappresentando,
con i Conti Mosca e soprattutto Chiaramonte e Cabrera, quel
ruolo di importantissimo potere locale, tipico del feudalesimo,
che, per autorità, ricchezza e magnificenza, nulla aveva da
invidiare a quello dello stesso Re, il quale solo indirettamente
controllava il territorio.
Un
"Regno nel Regno", così è stato definito il fenomeno di organizzazioni
territoriali come la Contea di Modica che, pur formalmente create
dal Re, costituirono un potere effettivo ed un eventuale, essenziale,
appoggio economico e politico per ogni forma di potere centrale.
Ricordiamo
a tal proposito le essenziali parole di un diploma concesso
a Bernardo Cabrera nel 1392 da parte del Re di Sicilia Martino:
"come io nel mio Regno tu nella tua Contea".
Successivamente
la Contea perdette almeno in parte la sua importanza, con i
Conti Henriquez e, a titolo di citazione, Alvarez (XVIII sec.)
e Fitz-Stuart (XVIII e inizio XIX), quando il titolo di Conte
aveva un significato ormai essenzialmente formale e perduto
ognuno dei suoi vecchi privilegi.
Sette
secoli di effettiva durata, dunque, quasi per intero sotto l'ombra
o la mano spagnola, che un forte segno ha lasciato nel nostro
dialetto, nella tradizione gastronomica, nei monumenti e nell'architettura
della città, e, naturalmente, nell'arte barocca che in Spagna
trae le sue radici.
Un
grosso segno, sicuramente, essi l'ebbero sul carattere e la
personalità della gente locale, che insieme ai segni lasciati
dagli altri invasori e all'essenziale strato "nativo", forgiano
l'identità, ultima, del siciliano.
Numerose
sono le rappresentazioni della città:
Modica,
"città delle cento chiese", secondo il conteggio dello storico
F. L. Belgiorno, includente anche le rovine e i resti del territorio.
Modica
città di Salvatore Quasimodo, scrittore e premio Nobel per la
letteratura nel 1959, e di Tommaso Campailla, scienziato e filosofo
del '700.
Città
del famoso ponte, tra i più alti in Europa, dominando l'intera
città, e che congiunge la vecchia e la nuova Modica.
Città del Castello, di cui rimangono una torre del diciottesimo
secolo e un, più recente, orologio. Entrambi simbolizzano la
città.
Poi
la "città delle due città", Modica Alta e Modica Bassa.
La città dei deliziosi dolci e cibi tipici e dei colorati, splendidi
paesaggi del mare e della campagna.
Città
del Barocco e della Contea, testimonianti lo splendore e l'importanza
storica della città, in epoche passate, quando era tra le più
belle e potenti di Sicilia.
Infine
città dei disastri: naturali, come i terremoti del 1613 e del
1693, e le alluvioni del 1833 e del 1902; umane, come rispettosamente
(per le vere catastrofi) giudicabile è la collocazione di certi
obbrobri architettonici in mezzo a contesti storici e artistici
di tutt'altra estrazione.
Sono
queste tutte rappresentazioni, forse limitative e frammentarie
di una città storica, i cui elementi e attività rappresentative
sono, nel corso degli anni, ovviamente, cambiati, insieme a
quelle di tutta la società.
Nonostante
questo e nonostante i mille problemi, soprattutto economici,
che la città attualmente affronta, una sorta di rivalutazione
e apprezzamento del suo importante passato sembra oggi quanto
meno accennata, attraverso una serie di attività promozionali
e di investimento turistico, principalmente riferiti al periodo
della Contea.